Con la nuova norma UNI EN ISO 18103, concepita dalla commissione tessile dell’UNI, si definiscono i requisiti di etichettatura per i tessuti in pura lana vergine e, al tempo stesso, si indicano i metodi di prova per il campionamento dei tessuti e le prove di laboratorio sui capi in lana.
Le classificazioni della lana sono varie e dipendono prevalentemente dalla lavorazione del filato. Più il filo è sottile, più il capo è di pregio. Un capo di pregio presuppone un costo maggiore ma anche un elevato confort in termini di morbidezza, eleganza e calore. Con tale principio si comprende quindi che le fibre grezze non possono che produrre capi grezzi il cui costo non può che essere sensibilmente inferiore.
Infatti, un filato per essere resistente e uniforme per la tessitura deve contenere un numero ben definito di fibre nella sua sezione trasversale. A riguardo la WTO (International Wool Textile Organizzation), già agli inizi del secolo scorso, ha individuato specifiche classi di “finezza”, fissando per ognuna un limite massimo (espresso in micron) del diametro medio della fibra.
Per classificare i vari tipi di lana si usa il suffisso “Super” seguito da un numero. Più elevato è il numero, più la lana è pregiata.
In questo modo i produttori, attraverso l’etichettatura, forniscono ai propri clienti dichiarazioni inerenti alla lavorazione del capo. Si comprende pertanto che una contraffazione su tali etichette comporta un serio danno non solo per il consumatore ma anche per il produttore onesto.
Per questo motivo si auspica che l’introduzione di questa nuova norma possa rappresentare una garanzia contro frodi e contraffazioni.
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